Caravan

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Carlo Maria
00martedì 2 giugno 2009 13:55
Sulla quarta di copertina dell'ultimo Dylan c'è la promo della nuova miniserie che sta per partire in casa Bonelli, targata Michele Medda.
Sarà in dodici episodi.
La pubblicità ci dice: "Dopo aver assistito a un inquietante fenomeno celeste, gli abitanti di una cittadina americana sono costretti a intraprendere un misterioso viaggio verso una meta segreta... quale sarò il loro destino?"
Ne sapete qualcosa di più?
Juan Galvez
00martedì 2 giugno 2009 14:34
Re:
Carlo Maria, 02/06/2009 13.55:

Sulla quarta di copertina dell'ultimo Dylan c'è la promo della nuova miniserie che sta per partire in casa Bonelli, targata Michele Medda.
Sarà in dodici episodi.
La pubblicità ci dice: "Dopo aver assistito a un inquietante fenomeno celeste, gli abitanti di una cittadina americana sono costretti a intraprendere un misterioso viaggio verso una meta segreta... quale sarò il loro destino?"
Ne sapete qualcosa di più?



http://caravan-laserie.blogspot.com/

http://www.ubcfumetti.com/preview/?18196

V.
ozymandias
00venerdì 5 giugno 2009 11:11
sul numero di Julia che ho acquistato ieri in edicola c'è una edizione del GIORNALE DI SERGIO BONELLI EDITORE (che da tempo non appariva in coda ai mensili):

anteprima delle prime 3 copertine e qualche piccola vignetta.

mi pare proprio un appuntamento imperdibile.

P.S.: Annunciata GREYSTORM per ottobre (la miniserie di Antonio Serra)
Il Fumettonauta
00venerdì 5 giugno 2009 11:34
Attendo questa mini con curiosità...
jelem
00venerdì 5 giugno 2009 16:36
Ero scettico su Caravan ma le anteprime (non ultima quella di uBC) mi stanno via via facendo scemare le remore.
Credo che proverò senz'altro il primo trittico di albi, vedremo poi se varrà la pena continuare.

Greystorm, lo steampunk di Serra (almeno tale dovrebbe essere), mi lascia per adesso indifferente. Attendo di vederne varie tavole prima di fare scoccare la scintilla ma il numero 1 lo comprerò certamente.
Fog
00sabato 6 giugno 2009 15:04
Ho appena finito di leggere il primo numero.
Se non è un inizio col botto, poco ci manca. Nulla di trascendentale, per carità, ma una sceneggiatura tesa ed avvincente pur con qualche concessione ad alcuni cliché del genere avventuroso, che pure tolgono quasi nulla ad un impianto solido e ad uno spunto promettente.
L'albo è interlocutorio e lascia aperte molte possibilità agli sviluppi futuri, che potrebbero ruotare attorno al misterioso fenomeno che ha dato il via alla vicenda, incentrarsi sulle vicissitudini degli sfollati, arricchirsi di nuovi elementi. E' anzi probabile che le successive uscite offriranno un mix di questi elementi.
La famosa mezz'ora di relax mi è stata fornita, così come la curiosità di leggere il prossimo numero; visti i tempi, direi che si tratta di un grosso successo.
ozymandias
00sabato 6 giugno 2009 16:33
E' uscito anche qua!
Non posso che confermare le impressioni del nostro ingegnere: niente di rivoluzionario, per carità, ma ottimo intrattenimento!
Sottolineo la grande curiosità che questo primo numero suscita nel lettore, davvero impossibile rinunciare alle prossime uscite!
Medda per l'ennesima volta non tradisce le aspettative!

[SM=x74874] [SM=x74874] [SM=x74874]

Consigliatissimo anche a Koala!
Juan Galvez
00sabato 6 giugno 2009 16:58
Re:
Qui a Roma ovviamente nulla, ma sono MOLTO contento di sentirvi soddisfatti.

V.
jelem
00sabato 6 giugno 2009 17:26
Re: Re:
Juan Galvez, 06/06/2009 16.58:

Qui a Roma ovviamente nulla, ma sono MOLTO contento di sentirvi soddisfatti.

V.




Anche qui a Palermo niente, mentre è uscito in anticipo il nuovo Tex previsto per giorno 9...

Letti i primi interventi favorevoli qui e altrove sarebbe un peccato non provare questo viaggio in Caravan.
rimatt1
00lunedì 8 giugno 2009 10:25
Un primo numero molto valido. Medda dà spazio ai personaggi, e la misteriosa vicenda attorno alla quale si svolgerà (presumibilmente) la miniserie viene giusto accennata. Insomma, è un albo che non dice poi molto su quanto sta accadendo a Nest Point, ma riesce lo stesso - grazie all'ottima costruzione della sceneggiatura - a incuriosire il lettore e a costruire un'apprezzabile atmosfera ansiogena, di tensione. Ci si chiede cosa succederà, e non si vede l'ora di leggere gli albi successivi. Oltretutto, la sceneggiatura è molto densa, ricca di spunti e di situazioni. Bravo Medda e bravo anche De Angelis, che, libero dall'obbligo di disegnare orpelli fantascientifici e ambientazioni futuristiche, si concentra sull'espressività dei personaggi e sulla loro caratterizzazione grafica, risultando convincente.
Juan Galvez
00giovedì 11 giugno 2009 18:40
Letto il primo Caravan.

s

p

o

i

l

e

r

... che se no mi si stranisce il pupo :-) (non è vero: è per prendere il pupo per i fondelli :-PPPPPPPPPPP)

Il Berardi di Julia ha introdotto la normalità nei fumetti bonelliani; personaggi qualunque che realmente vivono vite qualunque e fanno cose qualunque: Julia compresa. Certo, il condimento di indagini e analisi criminologiche è inevitabile, ma in genere la cosa non dà troppo fastidio :-). Del resto, l'avventura in primo luogo, e tutte le sue varie ancelle a seguire (il mistero, l'arcano, la fantasia variamente declinata), rappresentano il nucleo classico della lezione bonelliana. Medda applica entrambe in modo ottimale, e così "Il cielo su Nest Point" risulta non solo una lettura piacevole, ma ancor più una lettura stimolante. Stimolante perché non ci sono "effetti speciali" a stimolare artificialmente la fantasia del lettore, che invece è sollecitata naturalmente dall'accorta costruzione di eventi e personaggi: credibili (credibili anche gli eventi incredibili) e accurati. Stimolante perché un gioco di ricerca di possibili riferimenti (letterarii e non) è possibile e avvincente, ma non ha nulla del pacchiano esibizionismo ad uso dei fan, dell'orgia di riferimenti referenziali (alla fin fine soltanto autoreferenziali) di troppi fumetti degli ultimi tempi. L'appassionato di fantascienza, magari sbagliando, può rintracciare lontane eco del classico di John Wyndham "The Midwich Cuckoos"; cogliere risonanze forse più vicine di "The Day the Machines Stopped" di Cristopher Anvil; e non riesce a sottrarsi alla suggestione di "The Andromeda Strain" di Michael Crichton, autore molto amato da Medda.

L'apertura della serie sembra promettere una narrazione che fluirà in modo continuo, dando ragione del termine "miniserie", pur rendendo possibile il cogliere i singoli blocchi rappresentati dagli albi. Anche questa è una soluzione ottimale.

L'albo introduttivo svolge in pieno il suo compito, squadernando nelle 94 pagine tutte le premesse e, presumibilmente, i personaggi centrali della serie, o quanto meno quelli che avranno parti di maggior rilievo. Lo fa con naturalezza, dicevo, senza spingere sull'acceleratore di improbabili colpi di scena (nel senso: i colpi di scena che ci sono avvengono come fossero eventi sì eccezionali e drammatici, ma non articiosamente drammatizzati). Lo fa con rigore: la sceneggiatura non presenta sbavature o cali di tensione, e i differenti registri, dal drammatico al familiare alla commedia o quasi, si succedono con armonia.

De Angelis si scrolla via la noia dei suoi ultimi anni di Nathan Never e dell'ingiovibile texone che ebbe la ventura di disegnare e consegna tavole di grande realismo scenico, ricche di dettagli e che "raccontano" al lettore una storia emozionante e ricca di pathos. Tavole per le quali può far uso di una "gabbia" bonelliana liberata dalle sue rigidità in eccesso e adattata, plasticamente viene da dire, alle esigenze narrative.

V.


ozymandias
00giovedì 11 giugno 2009 20:03
Forse è perchè l'ho rivista recentemente, ma secondo me si respira un poco anche l'atmosfera della prima serie dei SOPRAVVISSUTI.
Juan Galvez
00giovedì 11 giugno 2009 20:14
Re:
ozymandias, 11/06/2009 20.03:

Forse è perchè l'ho rivista recentemente, ma secondo me si respira un poco anche l'atmosfera della prima serie dei SOPRAVVISSUTI.

Devo ancora cominciare a (ri)vederla.

V.


LucaL@
00sabato 13 giugno 2009 12:40
Sulla scia dei vostri commenti entusiastici ho comprato anch’io il primo numero di Caravan. È stato un avvicinamento progressivo, i pregiudizi bonelliani son duri da cadere, a convincermi definitivamente (oltre, appunto, alle vostre recensioni positive) sono stati la visione di una tavola non ingabbiata nelle 6 vignette canoniche, il Giornale di Sergio Bonelli in appendice e la speranza che tra vent’anni questo numero 1 valga qualcosa.
Che dire? Sinceramente a me è sembrato abbastanza interessante ma non entusiasmante. Le citazioni e gli “omaggi” non sono sempre bene integrati nel tessuto della narrazione, Medda si crogiola negli stereotipi e nei luoghi comuni e il fatto di citare più o meno direttamente le sue fonti non toglie il sapore di già visto. Vabbè, per un numero 1 è quasi obbligatorio dare dei punti di riferimento già condivisi ai lettori.
La strategia del diario mi sembra anche in questo caso un mezzuccio con cui spiegare al pubblico quello che non si vuole o non si sa dire con i dialoghi e l’interazione tra i personaggi, cioè col fluire della sceneggiatura vera e propria; non dico che sia una cosa “disonesta” ma il sospetto che vi si faccia ricorso per comodità c’è sempre. Comunque Medda non ne abusa, il che va a suo merito.
Mi ha molto colpito all’inizio la scena della bambina che alla partita di calcio vede le “nuvole strane” nel cielo: un abile tocco per creare tensione che però muore lì, le altre 80 pagine non mi hanno dato altri “sussulti”.
Dal punto di vista grafico De Angelis, bravissimo a disegnare veicoli e scene di azione anche molto concitate e complesse, non mi sembra molto espressivo e immagino quanta fatica debba avere fatto per dare una fisionomia riconoscibile ai vari personaggi. In alcuni casi la documentazione fotografica di partenza è evidentissima. Credo però che i limiti espressivi che secondo me ha siano quelli del formato stesso in cui è costretto a disegnare: a parte i primi piani “fotografici”, per caratterizzare un volto rispetto a un altro
deve fare ricorso a degli escamotage classici come la barba incolta del dottore (e il figlio di Donati viene disegnato con dei labbroni enormi per distinguerlo dagli altri ragazzi).
A conti fatti la maggiore libertà che dovrebbe comportare la rottura della gabbia bonelliana è solo teorica, visto che nelle vignette verticali e orizzontali non compaiono altro che dettagli tutto sommato poco funzionali alla narrazione (e quando lo sono De Angelis deve faticare per far stare l'informazione corretta in uno spazio comunque ristretto).
Ovviamente sono pienamente consapevole del fatto che quelli che ho indicato come difetti possano invece costituire lo specifico del fumetto bonelliano moderno, e quindi i punti di forza per i lettori abituali.
La mia esperienza con Caravan si conclude qui, speriamo appunto che tra vent'anni il numero 1 valga qualcosa...
ozymandias
00domenica 14 giugno 2009 00:40
Re:
LucaL@, 13/06/2009 12.40:


La strategia del diario mi sembra anche in questo caso un mezzuccio con cui spiegare al pubblico quello che non si vuole o non si sa dire con i dialoghi e l’interazione tra i personaggi, cioè col fluire della sceneggiatura vera e propria; non dico che sia una cosa “disonesta” ma il sospetto che vi si faccia ricorso per comodità c’è sempre. Comunque Medda non ne abusa, il che va a suo merito.



E' una delle scelte che invece mi sono piaciute di più.
Una delle pecche dei fumetti Bonelliani è lo "spiegazionismo" eccessivo, che ha toccato il suo apice nel Tex di Nizzi.
Con questo mezzo (non nuovo, certo, ma usato con sapienza come tu stesso affermi) ha eliminato le solite pagine di dialoghi forzati e improbabili che imperversano in Dampyr, Tex e Zagor.
Comodo sì, ma per me intelligente.
E a mio avviso il ritmo ne guadagna.


Juan Galvez
00domenica 14 giugno 2009 08:14
Re: Re:
ozymandias, 14/06/2009 0.40:



E' una delle scelte che invece mi sono piaciute di più.
Una delle pecche dei fumetti Bonelliani è lo "spiegazionismo" eccessivo, che ha toccato il suo apice nel Tex di Nizzi.
Con questo mezzo (non nuovo, certo, ma usato con sapienza come tu stesso affermi) ha eliminato le solite pagine di dialoghi forzati e improbabili che imperversano in Dampyr, Tex e Zagor.
Comodo sì, ma per me intelligente.
E a mio avviso il ritmo ne guadagna.




Mi fai riflettere. Nel senso che quella del diario, in fondo, è una scelta più fumettistica che non il dialogo. Il dialogo "costringe" a focalizzare l'attenzione del disegnatore e del lettore sulle teste parlanti dei personaggi (o, come dice Medda nel blog di Caravan, a fare scelte non sempre ottimali come quella delle "finestre parlanti": http://caravan-laserie.blogspot.com/2009/05/voci-dalla-finestra.html. Il diario consente invece con più naturalezza di scrivere, e mostrare altro. Come la semplice, assorta quotidianità del personaggio, il suo mondo, l'ambiente che lo circonda. Il diario è la forza di Julia, e uno degli strumenti con i quali Berardi ha elevato il suo fumetto nettamente al di sopra degli altri bonelliani. Vedremo cosa sarà in Caravan. Il pericolo di farne uno strumento troppo letterario c'è, ovviamente, ma sta all'abilità dello sceneggiatore e del disegnatore evitare la cosa.

V.

Carlo Maria
00domenica 14 giugno 2009 11:48
Re:
LucaL@, 13/06/2009 12.40:

Sulla scia dei vostri commenti entusiastici ho comprato anch’io il primo numero di Caravan. È stato un avvicinamento progressivo, i pregiudizi bonelliani son duri da cadere, a convincermi definitivamente (oltre, appunto, alle vostre recensioni positive) sono stati la visione di una tavola non ingabbiata nelle 6 vignette canoniche, il Giornale di Sergio Bonelli in appendice e la speranza che tra vent’anni questo numero 1 valga qualcosa.
Che dire? Sinceramente a me è sembrato abbastanza interessante ma non entusiasmante. Le citazioni e gli “omaggi” non sono sempre bene integrati nel tessuto della narrazione, Medda si crogiola negli stereotipi e nei luoghi comuni e il fatto di citare più o meno direttamente le sue fonti non toglie il sapore di già visto. Vabbè, per un numero 1 è quasi obbligatorio dare dei punti di riferimento già condivisi ai lettori.
La strategia del diario mi sembra anche in questo caso un mezzuccio con cui spiegare al pubblico quello che non si vuole o non si sa dire con i dialoghi e l’interazione tra i personaggi, cioè col fluire della sceneggiatura vera e propria; non dico che sia una cosa “disonesta” ma il sospetto che vi si faccia ricorso per comodità c’è sempre. Comunque Medda non ne abusa, il che va a suo merito.
Mi ha molto colpito all’inizio la scena della bambina che alla partita di calcio vede le “nuvole strane” nel cielo: un abile tocco per creare tensione che però muore lì, le altre 80 pagine non mi hanno dato altri “sussulti”.
Dal punto di vista grafico De Angelis, bravissimo a disegnare veicoli e scene di azione anche molto concitate e complesse, non mi sembra molto espressivo e immagino quanta fatica debba avere fatto per dare una fisionomia riconoscibile ai vari personaggi. In alcuni casi la documentazione fotografica di partenza è evidentissima. Credo però che i limiti espressivi che secondo me ha siano quelli del formato stesso in cui è costretto a disegnare: a parte i primi piani “fotografici”, per caratterizzare un volto rispetto a un altro
deve fare ricorso a degli escamotage classici come la barba incolta del dottore (e il figlio di Donati viene disegnato con dei labbroni enormi per distinguerlo dagli altri ragazzi).
A conti fatti la maggiore libertà che dovrebbe comportare la rottura della gabbia bonelliana è solo teorica, visto che nelle vignette verticali e orizzontali non compaiono altro che dettagli tutto sommato poco funzionali alla narrazione (e quando lo sono De Angelis deve faticare per far stare l'informazione corretta in uno spazio comunque ristretto).
Ovviamente sono pienamente consapevole del fatto che quelli che ho indicato come difetti possano invece costituire lo specifico del fumetto bonelliano moderno, e quindi i punti di forza per i lettori abituali.
La mia esperienza con Caravan si conclude qui, speriamo appunto che tra vent'anni il numero 1 valga qualcosa...




Ecco, io invece plaudo alla recensione di LucaL@, che condivido quasi integralmente. A differenza sua, io non ho alcun preconcetto nei confronti dei bonellidi, anzi me ne nutro da decenni, però quest'album m'ha lasciato assai freddino per le diverse motivazioni che ha saputo esporre correttamente già lui. Non solo si tratta di un albo interlocutorio, non solo non mi ha detto nulla davvero di nuovo, ma invero non sono rimasto nemmeno particolarmente coinvolto o invogliato alla lettura da queste tavole. Comprerò anche i numeri successivi per vedere un poco dove vada a parare, però sono rimasto un poco perplesso da questa prima prova.

ozymandias
00domenica 14 giugno 2009 12:28
Anche a me sono piaciute le impressioni che Luca ha condiviso con noi.
Però la sua analisi è fatta in base alle sue aspettative e come lui stesso sottolinea certe cose che a lui paiono limitative sono in effetti dei punti di forza per qualcun altro [SM=x74931]

Ad esempio sulla caratterizzazione dei personaggi da parte di De Angelis, visto che partiva non da fotografie ma dagli studi di Elena Pianta.

Purtroppo una delle caratteristiche principali dei Bonelli è la somiglianza assoluta dei volti dei protagonisti (che ha portato nella storia della casa editrice ad interi albi ritoccati: Ricci in Martin Mystere che nelle prime storie si è visto rifare da Bignotti tutti i volti, Muzzi in Tex che aveva le teste fatte da Galep, De Angelis stesso nel Texone, anche se nessuno l'ha mai confermato ufficialmente, ecc...).

Leggete qua per saperne di più:

Hellblazer? No, grazie

I volti di Caravan
Juan Galvez
00domenica 14 giugno 2009 13:09
Re: Re:
Carlo Maria, 14/06/2009 11.48:




Ecco, io invece plaudo alla recensione di LucaL@, che condivido quasi integralmente.



Come dice anche Ozy, sono ben contento che le abbia scritte e postate!

Ciò non toglie che nel panorama bonelliano Caravan si posizioni immediatamente in una fascia alta, anche per quelli che a Luca sono apparsi difetti (per dire: la gabbia bonelliana non è un difetto, è un'impostazione; diventa un difetto laddove sia imposto in modo limitante. In Caravan, viene modulata in modo ottimale, perfettamente adattato alla struttura narrativa dell'albo).

Carlo Maria, 14/06/2009 11.48:


A differenza sua, io non ho alcun preconcetto nei confronti dei bonellidi, anzi me ne nutro da decenni, però quest'album m'ha lasciato assai freddino per le diverse motivazioni che ha saputo esporre correttamente già lui. Non solo si tratta di un albo interlocutorio,

Vivaddio: una miniserie che sfrutta le peculiarità della sua natura. Tanto è vero, lo ammetto, che sto seriamente considerando di comprare gli albi e leggerli una volta terminata la serie.

V.


rimatt1
00venerdì 10 luglio 2009 17:11
Buono (molto) anche il secondo numero. Il lettore diviene a tutti gli effetti parte della carovana, e, come gli abitanti di Nest Point, viene perfidamente lasciato all'oscuro di quel che sta accadendo, vivendolo attraverso gli occhi e le parole del giovane Donati. Quel che è certo è che la situazione è sempre tesa, con qualche (motivato) accenno di paranoia. E poi, nella carovana, la vita continua: si stringono amicizie, si incontra gente nuova, si muore. I personaggi (normali, sì; ma è un normale che non significa banale) sono caratterizzati decisamente bene, su tutti il giovane protagonista. Finale d'albo telefonato e prevedibile ma non per questo brutto; tutt'altro (se si cita Easy Rider tanto vale farlo fino in fondo, no?). Naturalmente è presto per dirlo, ma se Caravan continua su questi livelli, potrebbe rivelarsi la miglior miniserie bonelliana fin qui uscita.

Non male ma neanche particolarmente validi i disegni di Raffaele; onesti, ecco.
Juan Galvez
00venerdì 10 luglio 2009 18:59
Re:
rimatt1, 10/07/2009 17.11:

Buono (molto) anche il secondo numero. Il lettore diviene a tutti gli effetti parte della carovana, e, come gli abitanti di Nest Point, viene perfidamente lasciato all'oscuro di quel che sta accadendo, vivendolo attraverso gli occhi e le parole del giovane Donati. Quel che è certo è che la situazione è sempre tesa, con qualche (motivato) accenno di paranoia. E poi, nella carovana, la vita continua: si stringono amicizie, si incontra gente nuova, si muore. I personaggi (normali, sì; ma è un normale che non significa banale) sono caratterizzati decisamente bene, su tutti il giovane protagonista. Finale d'albo telefonato e prevedibile ma non per questo brutto; tutt'altro (se si cita Easy Rider tanto vale farlo fino in fondo, no?). Naturalmente è presto per dirlo, ma se Caravan continua su questi livelli, potrebbe rivelarsi la miglior miniserie bonelliana fin qui uscita.

Non male ma neanche particolarmente validi i disegni di Raffaele; onesti, ecco.


Devo ancora leggere, ma sembra molto promettente.

v.

rimatt1
00venerdì 10 luglio 2009 19:20
Be', io sono un meddiano di ferro: è da anni che il fumettista sardo non mi delude. ;-)
Juan Galvez
00venerdì 10 luglio 2009 19:23
Re:
rimatt1, 10/07/2009 19.20:

Be', io sono un meddiano di ferro: è da anni che il fumettista sardo non mi delude. ;-)

Per chi come me ama l'arrosto e non il fumo (al limite l'arrosto affumicato ;-)) MM è una garanzia.

V.


Juan Galvez
00venerdì 10 luglio 2009 21:13
CARAVAN 2
Caravan n.2.

Giochi di potere. Prove tecniche di controllo estremo. Strategia del
terrore. Gulag mobile. Mentale prima ancora che fisico.

Terapia dello shock.

La ribellione, ce lo dice l'anteprima del prossimo albo, ci sarà:
anche il ghetto di Varsavia infine si sollevò. Per ora il trauma
prevale, le psicologie sono spezzate, e laddove siano lucide sono -
giustamente - terrorizzate dall'ignoto. Ma ancor più dal noto: il
fatto evidente che chi è preposto a difendere, invece offende. Il
mendacio della propaganda e della retorica provoca disorientamento in
chi improvvisamente ne realizza la slealtà.

Nelle mani di un disegnatore che sapesse meglio interpretare le
sottigliezze psicologiche e narrative di una sceneggiatura ansiogena e
destabilizzante l'albo sarebbe stato eccezionale. Stefano Raffaele è
un disegnatore onesto, che certamente non sfigura la storia né fa
perdere l'atmosfera presaga che la attraversa venandola di forti
inquietudini. Però non è un virtuoso del pennello in grado di offrire
uno sguardo che esalti quelle atmosfere portandole al massimo del loro
potenziale.

Fattori sia fisici che metafisici concorrono a creare l'inquietudine.
Fattori molto materiali, come la presenza invasiva e violenta
dell'esercito; il controllo ossessivo degli elicotteri silenziosi come
rapaci notturni; il campo di concentramento Alfa 6 dove vengono
ovinamente radunati gli abitanti di Nest Point; la carovana. Fattori
più sfumati, come la spoliazione del potere politico rappresentato nel
sindaco Banks da parte dei soldati. Fattori eminentemente spirituali,
siano essi il senso terrifico e orrorifico dell'ignoto oppure il venir
meno delle coordinate psicologiche che costituiscono la normalità
della (nostra) routine; o ancora la disperante consapevolezza (del
lettore) della facilità irrisoria con la quale un gruppo umano, non
importa quanto grande, può essere privato della propria libertà,
condotto dove si vuole e a fare ciò che si vuole. La programmazione
mentale a cui siamo tutti sottoposti dal giorno della nostra nascita
ci viene qui mostrata nella sua piena efficacia.

I temi secondari, dalla storia di Stagger alla finissima
rappresentazione del conflitto generazionale tra Massimo e Davide, si
innestano bene nella cornice di questo psicodramma dell'inquietudine.
Questa metafora del nostro mondo di cui siamo sempre più espropriati;
di come sempre più veniamo inabilitati ad agire consapevolmente e
liberamente.

E' con una scrittura elegante e misurata, magnificamente controllata
nei suoi effetti, che Medda ha saputo e potuto costruire e
"visualizzare" questa architettura opprimente e disperata. Non sarà
facile impresa tener fede alle premesse poste in questo albo, ma se
sarà così...

V.
rimatt1
00sabato 11 luglio 2009 11:03
Re: Re:
Juan Galvez, 7/10/2009 7:23 PM:

Per chi come me ama l'arrosto e non il fumo (al limite l'arrosto affumicato ;-)) MM è una garanzia.

V.





A patto di specificare a quale MM ti riferisci (ce n'è uno che non se la passa troppo bene). [SM=x74971]

Segnalo anche qui una scena che mi è piaciuta moltissimo, che riesce a mettere in evidenza come meglio non si potrebbe l'abilità di Medda nel raccontare il conflitto generazionale tra Massimo e Davide. Quando i militari costringono Massimo ad abbandonare Skip, Davide, arrabbiatissimo, pensa/scrive: "Non ce l'avevo con i militari per aver dato quell'ordine. Ce l'avevo con mio padre per aver obbedito". Questi sono tocchi di classe mica da poco.
Juan Galvez
00sabato 11 luglio 2009 11:41
Re: Re: Re:
rimatt1, 11/07/2009 11.03:



A patto di specificare a quale MM ti riferisci (ce n'è uno che non se la passa troppo bene). [SM=x74971]



Claro ;-), ma qui siamo nel thread dedicato al MM buono ;-)

V.

jelem
00sabato 11 luglio 2009 13:58
Re: Re: Re: Re:
Juan Galvez, 11/07/2009 11.41:


Claro ;-), ma qui siamo nel thread dedicato al MM buono ;-)

V.





Quindi non si tratta di Mauro Marcheselli? [SM=x74947]
Juan Galvez
00sabato 11 luglio 2009 14:25
Re: Re: Re: Re: Re:
jelem, 11/07/2009 13.58:




Quindi non si tratta di Mauro Marcheselli? [SM=x74947]

Eheheheh ;-)

V.


Fog
00lunedì 13 luglio 2009 22:15
Nuovamente estradato in quel di Aviano riconquisto finalmente una postazione PC e pochi minuti per postare. E per dissociarmi almeno in parte dal sempre saggio Vic.
A me questo numero di Caravan ha detto davvero poco. Più che inquietudine, mi spiace ammetterlo, io ho provato noia.
Messe da parte le opinabili critiche alla medietà della famiglia "Perfettini" -ci sta tutta una rappresentazione forse coraggiosa di una famiglia qualsiasi immersa di punto in bianco in una specie di shockterapia disturbante- è il ritmo a mancare, e l'incisività.
Così come nel primo numero l'elemento più debole era stato rappresentato dalla sottotrama "gialla" (o pseudo-thriller) anche qui l'episodio del motociclista si amalgama poco con il resto, spezzando la storia in due.
Juan Galvez
00martedì 14 luglio 2009 06:09
Re:
Fog, 13/07/2009 22.15:

Nuovamente estradato in quel di Aviano riconquisto finalmente una postazione PC e pochi minuti per postare. E per dissociarmi almeno in parte dal sempre saggio Vic.
A me questo numero di Caravan ha detto davvero poco. Più che inquietudine, mi spiace ammetterlo, io ho provato noia.
Messe da parte le opinabili critiche alla medietà della famiglia "Perfettini" -ci sta tutta una rappresentazione forse coraggiosa di una famiglia qualsiasi immersa di punto in bianco in una specie di shockterapia disturbante- è il ritmo a mancare, e l'incisività.
Così come nel primo numero l'elemento più debole era stato rappresentato dalla sottotrama "gialla" (o pseudo-thriller) anche qui l'episodio del motociclista si amalgama poco con il resto, spezzando la storia in due.

Chioso solo una cosa a quanto ho già scritto. Io credo che Caravan spiazzi il lettore, perché è un'assoluta novità per il fumetto bonelliano. Per la prima volta nella sua storia (Julia si avvicina a questo modello solo in parte), la SBE non pubblica un fumetto d'avventura. Certo, l'avventura c'è, ma diversamente da tutte le altre testate, essa non occupa la posizione centrale della narrazione. E' a latere. Diversamente, anzi al contrario di quanto accade altrove. In Caravan è la riflessione esistenziale (e politica) a essere al centro, mentre l'avventura è una cornice atta a portare avanti una trama che si dipani di supporto. Nulla di nuovo al di fuori del fumetto seriale da edicola, ma piuttosto dirompente per un modello fumettistico che è egemone in Italia e non ha mai rinunciato alla necessità della prevalenza dell'avventura.

V.


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