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Si conclude tragicamente il rapimento del piccolo Onofri
Il manovale di origine siciliana crolla durante l'interrogatorio
Alessi confessa: "Tommy è morto
è stato ucciso perché piangeva"
"E' successo due giorni dopo il sequestro", ha rivelato l'uomo
E ora si cerca il corpicino a pochi chilometri da Casalbaroncolo
Il piccolo Tommaso Onofri
PARMA - "Lo abbiamo ucciso subito, perché non sopportavamo il suo pianto". Si è conclusa tragicamente, la vicenda il rapimento del piccolo Tommaso Onofri: il bambino, sequestrato il 2 marzo, è stato ammazzato un paio di giorni dopo essere stato preso. A confessarlo è stato Mario Alessi, una delle tre persone fermate oggi dagli inquirenti: è stato lui, l'addetto alla ristrutturazione della residenza della famiglia Onofri, a Casalbaroncolo, a parlare. Nel pomeriggio - messo ancora una volta sotto torchio dai poliziotti - è crollato. Ammettendo il suo coinvolgimento, e rivelando che il piccolo, 18 mesi, non è più in vita.
La ricerca del cadavere
Subito dopo, la polizia, guidata dallo stesso Alessi, ha cominciato a cercare il corpicino di Tommy in località Sant'Ilario, lungo il fiume Enza. Sono giunti anche i sommozzatori dei vigili del fuoco, per perlustrare il fondo del corso d'acqua. La zona perlustrata è distante pochi chilometri da Casalbaroncolo.
La reazione dei familiari
Una notizia ha lasciato nella costernazione più assoluta i genitori del bimbo, che hanno appreso della morte del loro figlioletto alla tv. Solo dopo, è arrivata una telefonata di conferma. Un dolore fortissimo che è diventato anche rabbia, nelle parole e nei gesti del loro avvocato, Claudia Pezzoni. La donna ha criticato duramente gli inquirenti: "Ci avete sempre detto che era vivo", ha detto. Poi ha scagliato a terra il cellulare.
La svolta nelle indagini
Alessi, 44 anni, di origine siciliana, padre di un bambino di sei anni, era da giorni formalmente indagato con l'accusa in concorso in sequestro di persona. Oggi, insieme a Salvatore Raimondi - l'altro manovale, che aveva lasciato un'impronta digitale - e alla moglie Antonella Conserva, è stato sottoposto a fermo, in una giornata in cui sono state portate in procura una quarantina di persone. Il primo a crollare, sotto la pressione dei poliziotti, è stato Alessi; poi però anche Raimondi ha confessato.
Il sequestro lampo
Alessi ha rivelato di aver progettato un sequestro lampo, che è stato eseguito, materialmente, da lui stesso e da Raimondi. La contropartita sarebbero stati soldi che il padre del bambino avrebbe dovuto prelevare dall'ufficio postale che dirigeva. Ma qualcosa è andato storto e il sequestro è finito in tragedia.
La morte di Tommy
E così il bambino - rapito con 39 di febbre, sofferente di epilessia, probabilmente portato via in scooter - dopo un paio di giorni è stato ucciso: "Non sopportavamo il suo pianto", ha detto l'uomo. Ma non era questa, secondo il suo racconto, l'intenzione originaria; tanto è vero che i rapitori si erano procurati scorte per due mesi di Tegertol, lo sciroppo necessario a Tommaso per tenere sotto controllo l'epilessia.
Le bugie di Alessi
Ancora ieri, l'uomo che oggi ha confessato si dichiarava completamente innocente: "Mi sento di dire che una cosa così non va fatta - aveva detto alle telecamere della 'Vita in diretta' - i bambini vanno lasciati in pace, con i loro genitori. Ai rapitori dico di lasciare subito libero Tommaso e che si presentino davanti alla giustizia e si assumano le loro responsabilità". Alessi aveva poi sostenuto di avere un alibi di ferro. "Io il 2 marzo in quel bar c'ero ho preso un caffè e sono uscito fuori perchè aspettavo una persona", aveva detto. Ma gli inquirenti, a questa ricostruzione, non hanno mai creduto.