Edith Piaf - Marion Cotillard vince l'Oscar!

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Fiammy
00sabato 12 maggio 2007 15:21
Ho visto di recente il film "La vie en rose", il bellissimo biopic sulla vita di Edith Piaf, che vi consiglio.

Io non conoscevo prima d'ora questa meravigliosa artista francese, uno scricciolo sfortunato con una voce sorprendente, tanto da farti chiedere come faccia ad uscirle dal petto.

Vi posto qualche link su YouTube, così potrete ascoltarla.

MILORD

LA FOULE

Non je ne regrette rien

Mon Dieu

L'Accordeoniste

La Vie En Rose

Padam Padam

Hymne à L'Amour

Mon Manege A Moi

Da WIKIPEDIA

Édith Giovanna Gassion, nota come Édith Piaf (Parigi 19 dicembre 1915 - 11 ottobre 1963), o "Passerotto", come veniva amorevolmente chiamata (passerotto infatti nell'argot di Parigi si dice piaf), è stata la più celebre cantante francese ed una grande interprete del filone realista ("chanteuse réaliste") che ha deliziato le folle tra gli anni trenta e sessanta.

La sua voce, caratterizzata da mille sfumature, era in grado di passare improvvisamente da toni aspri e aggressivi a toni dolcissimi; inoltre sapeva far percepire in modo unico la gioia con il suono della sua voce. È la cantante che con le sue canzoni ha anticipato il senso di ribellione tipico dell'inquietudine che contraddistinse diversi intellettuali della "rive gauche" del tempo come: Juliette Greco, Roger Vadim, Boris Vian, Albert Camus ecc. In molti casi era lei stessa l'autrice dei testi delle canzoni che tanto magistralmente interpretava.

La vita di Édith Piaf fu sfortunata e costellata da una miriade di fatti negativi: incidenti stradali, coma epatici, interventi chirurgici, delirium tremens e anche un tentativo di suicidio. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche la si ricorda piccola e ricurva, con le mani deformate dall'artrite, e con radi capelli; solo la sua voce era inalterata e splendida come sempre.

Biografia

L'infanzia e gli inizi artistici

Nacque col nome di Édith Giovanna Gassion da una famiglia di umili origini: il padre Louis faceva il saltimbanco e la madre, Lina Marsa, nativa di Livorno, era una cantante di strada. Appunto per strada (davanti al numero 72 di rue de Belleville) pare abbia partorito Édith, aiutata da un poliziotto. Il lavoro dei genitori non permetteva loro di allevare un figlio per cui la piccola visse la sua infanzia tra la miseria della comunità Parisna del quartiere di Belleville (Parigi), e il bordello gestito dalla sua nonna materna (Nonna Marie) in Normandia.

Édith inizia a cantare per strada per rimediare qualche moneta e dar da mangiare a se stessa e al padre, che nel frattempo le si era riavvicinato; canta La Marsigliese con quella sua voce già piena di rabbia e ruvidezza ma che inizia a prendere forma. Costituisce poi un duo con Simone Berteaut esibendosi per le strade e anche nelle caserme.

A diciotto anni ha una figlia dal muratore Louis Dupont, Marcelle, ma la bimba morirà a causa di una meningite a soli due anni; già duramente provata dalla vita, incontra l'impresario Louis Leplée (che morirà qualche anno dopo misteriosamente) e, dopo un'audizione al "Gerny", piccolo locale dove si faceva cabaret, debutta nel 1935. Molti i personaggi famosi che accorrono per ascoltare la sua voce: uno fra tutti, Maurice Chevalier.

Nasce il mito di "passerotto"

A questo punto Édith ottiene un contratto con la casa discografica Polydor. Leplée le cambia il nome in Piaf (che nell'argot parigino significa 'passerotto'): ha così inizio il suo successo. Ma è nel 1937 che ha inizio la sua ascesa che la porta ad ottenere un contratto con il teatro ABC.

Dopo la morte di Leplée, molti furono i suoi impresari: Raymond Asso, Michel Emer, Paul Meurisse, Norbert Glanzberg, Lou Barrier; qualcuno di loro le fu vicino non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente. La fama di Édith Piaf continuava a crescere: conosce Jean Cocteau, che si ispirerà a lei per un lavoro teatrale, Le bel indifférent.

La "vie en rose"

Durante la seconda guerra mondiale Piaf era contro l'invasione tedesca e si esibì nei campi militari e nei campi di concentramento per prigionieri di guerra. È in quel periodo (1944) che conosce e si innamora di Yves Montand, canta con lui al Moulin Rouge, ma appena lo chansonnier inizia a diventare famoso i due si lasciano. Nel 1945 cambia casa discografica ed entra a far parte della Pathé. Nel 1946 scrive le parole della canzone che, nel dopoguerra, diventerà per i francesi l'inno del ritorno alla vita: La vie en rose, che interpreta in collaborazione con Les compagnons de rodrigue.

Il titolo di questa leggendaria canzone è talmente legato alla figura di Édith Piaf, che il regista Olivier Dahan, autore della pellicola sulla tormentata vita della cantante (interpretata da Marion Cotillard), acconsente a modificare, per la versione italiana, il titolo del film da La mòme a La vie en rose. Il tutto appena prima dell'uscita del film (2007) che è uscito in Francia ed è riportato negli archivi, con il nome originale.

Tragico amore con Cerdan

Édith Piaf realizzò una tournée nel 1946 negli Stati Uniti esibendosi alla Constitution Hall; ritornò un anno dopo, sempre con i suoi fedeli Compagnons de la chanson, per cantare alla Play House e al Versailles di New York, dove ad applaudirla tra il pubblico vi erano, tra gli altri, Marlene Dietrich, Charles Boyer e Orson Welles.

Nel 1948 conosce il pugile Marcel Cerdan ed è la prima volta che Édith si innamora di qualcuno che non faccia parte del mondo della musica: sono felici e innamorati ma la felicità dura poco; infatti, mentre sta volando da lei per raggiungerla negli Stati Uniti, l'aereo cade e Cerdan muore. Completamente distrutta dalla morte del compagno, Piaf inizia a bere e a far uso di droghe. Dedica una canzone al suo amore perduto, la splendida Hymne à l'amour che la porta al successo a livello mondiale e che lei stessa compone assieme a Marguerite Monnot (con cui scriverà nel 1959 anche il testo di Milord).

Mai nessun rimpianto

Piaf continua a deliziare i francesi con molte altre canzoni destinate a diventare dei classici come Le vagabond, Les amants, Les histoires du coeur, La foule, Non, je ne regrette rien, ecc.

Non si sa quanti soldi riesca a guadagnare, ma è certo che non la si è mai vista sfoggiare ricchezza; in effetti, continua ad essere una donna minuta che canta l'amore e che ha bisogno di amore come dell'aria che respira; la sua casa e i suoi camerini sono frequentati da diversi uomini che contribuirà a lanciare come artisti nel mondo della canzone francese e mondiale. Alcuni nomi: Gilbert Bécaud, Charles Aznavour, Leo Ferré, Eddie Constantine; alcuni stringeranno con lei un sodalizio artistico e umano per più tempo, mentre altri se ne andranno prima; tutti però le lasceranno delle bellissime canzoni: fra gli altri, Georges Moustaki scriverà per lei la musica della famosa canzone Milord, Charles Aznavour Jezebel.

Nel 1952 sposa il compositore Jacques Pills, ma il matrimonio dura solo pochi giorni. Siamo nel 1955, Piaf ha quarant'anni e approda finalmente all'Olympia, il tempio parigino della musica; poi, riparte per l'America per esibirsi alla Carnegie Hall di New York, dove la saluteranno ben sette minuti di applausi in standing ovation. Verrà invitata comunque ad esibirsi ancora all'Olympia e le repliche dureranno quattro mesi, cioè fino alla primavera del 1961.

Gli ultimi anni con Theo

In quell'anno sposò Theopahanis Lamboukas, in arte Theo Sarapo, che lei aveva lanciato nel mondo della canzone e con cui aveva inciso la canzone A quoi ça sert l'amour. Dopo una broncopolmonite, Piaf andò col marito nel sud della Francia per passarvi la convalescenza, ma una ricaduta le fu fatale. Si spense l'11 ottobre del 1963 durante un triste e vano viaggio di ritorno verso Parigi. Il suo esile corpo (dimostrava molto più dei suoi 48 anni) venne caricato sul sedile posteriore della macchina dal marito Theo che, per esaudire il suo ultimo desiderio, la riportò nella capitale francese.

Al suo funerale presero parte migliaia di persone. Il suo corpo riposa nel cimitero parigino delle celebrità Père Lachaise: l'elogio funebre venne scritto da Jean Cocteau che però morì d'infarto poche ore dopo aver appreso la notizia della morte della cantante.

La città di Parigi le ha dedicato una piazza e recentemente anche una statua, nel 20.mo arrondissement (quartier Gambetta)

[modifica] Curiosità

Nel 2007 è uscito La Vie En Rose il film biografico diretto da Olivier Dahan.

[modifica] Canzoni celebri

* Mon légionnaire (1936)
* Le Fanion de la Légion (1936)
* Tu es partout (1943)
* La vie en rose (1945)
* Les Trois Cloches (1945)
* Hymne à l'amour (1949)
* Padam... Padam... (1951)
* Sous le ciel de Paris (1954)
* Les Amants d'un jour (1956)
* La Foule (1957)
* Milord (1959)
* Non, je ne regrette rien (1960)

Collegamenti esterni

* (FR) Sito su Édith Piaf


STEALIN'
00sabato 12 maggio 2007 16:57
Grazie Fiammy per questa segnalazione. Edith è stata una delle più grandi interpreti del secolo. Personalmente la considero un vero genio nel panorama della musica francese perchè gli ha dato proprio una svolta.

Piaceva molto anche a Freddie...la cita anche nel suo libro...
theCROSS
00giovedì 17 maggio 2007 16:01
Io LA VIE EN ROSE l'ho visto 4 volte (la prima ho pianto alla fine...)!!! Edith è una delle mie cantanti preferite, eccezzzionale, incredibbbile, ecccelsa!!!
Nessun'altra sarà mai come lei! Piccola di fisico, ma più grande della terra!

Comunque la leggenda vuole che lo spirito del suo amore ogni giorno le porti una rosa fresca sulla sua tomba e, quando son stat'a Parigi, la rosa c'era!!!

Vorrei segnalare l'ultima canzone di Edith Piaf: L'HOMME DE BERLIN (la trovate nella raccolta 'Eternelle', EMI, 2003), registrata a casa sua nell'aprile 1963, registrata 6-7 mesi prima della sua morte. Lì la voce è cambiata molto, negli acuti quasi rauca... si sente lo sforzo impiegato per cantare, ma anche la voglia di vivere e cantare che traspare tra le note. Mitica!

[Modificato da theCROSS 17/05/2007 16.09]

elisabettaQ17
00venerdì 18 maggio 2007 16:24
Re:

Scritto da: theCROSS 17/05/2007 16.01
Mitica!

[Modificato da theCROSS 17/05/2007 16.09]




non l'ho ancora visto e come al solito quando mi deciderò non ci sarà + al cinema. cmq recentemente ho visto su la 7 un bibliografia della edith e son rimasta di sale..insomma di disgrazie ne ha avuto parecchie. quanto al suo cantare ho sentito un pò di sue canzoni.. sinceramente non tutte mi piacciono ma devo dire che quanto a pathos non la batteva nessuno.. ah non mi ricordavo della rosa....molto romantico questo gesto giornaliero [SM=g27823]
giov69
00lunedì 21 maggio 2007 10:22
grande cantante [SM=g27811]
da tanti anni qui a Budapest funziona un locale incredibile che si chiama appunto Piaf, di sera c'é sempre qualche artista che canta, accompagnato al piano, le canzoni di Edith, poi dopo le 4 di mattina i veri nottambuli ( me compreso qualche volta) si ritrovano lí per tirare fino alle 8-9 di mattina..... [SM=g27830]
Fiammy
00lunedì 21 maggio 2007 15:21
Re:

Scritto da: giov69 21/05/2007 10.22
grande cantante [SM=g27811]
da tanti anni qui a Budapest funziona un locale incredibile che si chiama appunto Piaf, di sera c'é sempre qualche artista che canta, accompagnato al piano, le canzoni di Edith, poi dopo le 4 di mattina i veri nottambuli ( me compreso qualche volta) si ritrovano lí per tirare fino alle 8-9 di mattina..... [SM=g27830]



Io mi trasferisco a Budapest allora!!!!!!!

ps- anche io ho pianto alla fine del film e l'ho visto 2 volte.

Grande Edith!!!! [SM=g27811]
theCROSS
00martedì 22 maggio 2007 18:11
Ciò che mi preoccupa è il fatto che il film su Edith Piaf l'ho visto 4 volte... quante volte andrò a veder quello su Freddie? [SM=g27818] [SM=g27833]
Mi sa che dovrò chiedere un prestito!!! [SM=g27828] [SM=g27811]
Fiammy
00mercoledì 23 maggio 2007 02:13
Re:

Scritto da: theCROSS 22/05/2007 18.11
Ciò che mi preoccupa è il fatto che il film su Edith Piaf l'ho visto 4 volte... quante volte andrò a veder quello su Freddie?
Mi sa che dovrò chiedere un prestito!!! [SM=g27828] [SM=g27811]



L'ho già detto nel post sul film di Freddie. Spero che sia bello almeno la metà di questo. Sarei già più che soddisfatta. [SM=g27811]
brian444
00giovedì 21 giugno 2007 21:51
Anch'io sto scoprendo questa incredibile artista da poche settimane.
La storia della sua vita è di un romanticismo (nel senso letterario del termine) davvero unico

La sua voce è qualcosa di inimitabile e meraviglioso che trasporta l'ascoltatore dall'inizio alla fine di ogni brano.
Non ho visto il film che spero di recuperare prima o poi.

Che dire se non che non ci si dovrebbe mai stancare di solcare gli oceani dell'arte...
C'è sempre un'isola incontaminata da trovare...
Tony Iommi 84
00sabato 23 giugno 2007 12:14
Non la conosco, ma riporto in alto la discussione per portare in basso MIKA... [SM=g27827]:
Fiammy
00venerdì 7 dicembre 2007 21:05
Ho rivisto il film, meraviglioso. Chi ama la musica non può non vederlo. Qui il trailer in versione lunga, che già da solo è molto emozionante:



Marion Cotillard, la protagonista, sembra essere una delle favorite all'Oscar come migliore attrice:



Fiammy
00domenica 9 dicembre 2007 15:24
Articolo interessante
http://www.lisolaweb.com/it/a/l-ultima-canzone-di-edith-piaf-per-marcel-cerdan


L'ultima canzone di Edith Piaf per Marcel Cerdan
- di Pietro Gargano

La sera che il "passerotto" di Parigi intonò l'"Hymne à l'amour" in un locale notturno di New York ventiquattr'ore dopo che l'aereo del pugile francese si era schiantato contro un picco delle Azzorre.
Li aveva uniti un amore travolgente e lei gli aveva chiesto di raggiungerla in America.
Si erano conosciuti in un cabaret di Montmartre.



Lei era parigina, aveva una faccia disperata, il piccolo corpo fremente di un uccello - il suo nome d'arte significa "passerotto", in argot - e una voce imperfetta e meravigliosa. Lui era algerino, aveva una faccia onesta piena di pugni e la rabbia di chi è nato povero ma il benessere non vuole rubarlo.
Edith Piaf e Marcel Cerdan s'incontrarono in un cabaret alla moda, il Club des Cinq a Montmartre, quando avevano varcato la linea dei trent'anni e sapevano cogliere il valore di un'occasione. Lei elegantissima, lui infilato in un abito stretto e vistoso. Così diversi, si annusarono, si rividero in America e lì s'innamorarono.
Quando, a notte inoltrata, l'amica Irene de Trebert, che ospitava Edith, rientrò nell'appartamento di New York al buio, s'infilò nel letto a due piazze e si scontrò con due corpi avvinghiati e udì sospiri. La guerra, l'ultima nella cronologia dell'orrore, con i lutti infiniti e le macerie polverose, aveva destato voglia di pulizia, di essenzialità: voglia di ricostruire, di ricostruirsi. Edith e Marcel ci provarono. Fu un amore tragico, da romanzo. Nella seconda belle époque sulla Senna, Edith era la diva degli intellettuali, la prima, in anticipo su Juliette Greco, ben diversa dalla più matura Joséphine Baker che faceva impazzire Georges Simenon e tutti i parigini agitando il gonnellino di banane, unico orpello sulla pelle d'ebano; a fine spettacolo staccava le banane e le lanciava agli spettatori, come a dire: "Le bestie siete voi".
Per Edith, Jacques Prèvert aveva scritto poesie in forma di canzone. Per Edith, Jean Cocteau aveva scritto canzoni e un'opera teatrale, La bella indifferente. I registi del cinema e del teatro le proponevano copioni impegnati. E dire che la sua vita era cominciata in mezzo alle brutture, il 19 dicembre 1919.
Si chiamava in realtà Edith Giovanna Gassion, sua madre Line Marsa, italiana di Livorno, cantante nelle fiere di paese, sposata al saltimbanco Louis, l'aveva partorita sotto un lampione, in un quartiere malfamato, assistita da un poliziotto. I genitori viaggiavano in una sequela di spettacoli senza storia, l'affidarono alla nonna paterna Marie che gestiva un bordello in Normandia. Edith evase da quel luogo triste per cantare nei parchi e nelle taverne, in duo con l'amica Simone Berteaut. Aveva quindici anni. Poco dopo decise di fare da sola. Si presentò infilata in un abito nero fatto a maglia; non riuscì a ultimare le maniche in tempo e uscì sul palco con una stola sulle spalle.
A diciassette anni restò incinta del muratore Louis Dupont; nacque Marcelle, morta a due anni di meningite. Tentò di soffocare il dolore cantando. Un abile impresario, Louis Leplé, la avviò al successo, prima di morire in circostanze misteriose.
Aveva una voce imperfetta, Edith, ma densa di emozione, capace di spaziare dalla passione alla leggerezza, dalla disperazione all'incanto. "Ha una gola piena di tragedia" scrisse il critico Lèon-Paul Fargue. Non era bella, Edith, ma fremente, misteriosa, fatale.
Durante la guerra lavorò in clandestinità contro la Gestapo nella Parigi occupata dai nazisti e andò a esibirsi arditamente nei campi di prigionia.
A Marcel, nato in Algeria ma detto "il bombardiere di Casablanca", invece la vita non aveva dato il tempo di leggere libri, la vita era fatta di pensieri semplici e cazzotti rudi senza cattiveria. Secondo le leggi del pugilato era un peso medio, il migliore mai visto in Europa. Le differenze, come capita, li attrassero.
La vie en rose, la celebre canzone di Edith, prese toni più caldi. Les feuilles mortes potevano oramai anche cadere, non si posavano più sulla malinconia. Si amarono nell'aria sudata delle palestre e nel profumo dei palcoscenici, tra pugni e canzoni.
Edith, abituata a condurre il gioco dei sentimenti, fu travolta da quell'uomo famoso quanto lei, tosto e tenero. Aveva avuto uomini più giovani, come Yves Montand, li aveva plasmati, aveva fatto la loro fortuna.
Fu attratta proprio dalla diversità di Marcel, dalla sua gentile rudezza, dalla sua maturità senza fronzoli.
La passione fece bene alla carriera.
Edith era una musa, Marcel nel 1947 conquistò il titolo europeo buttando giù alla prima ripresa Leon Fouquet. Un anno dopo Cyrille Delannoit gli rubò la corona: passarono due mesi e se la riprese. Il titolo mondiale lo ottenne costringendo Tony Zale all'abbandono, sul quadrato di Jersey City.
L'America li adorò. Per lei era facile, le bastava cantare e cantare. Marcel fu costretto a fare i conti con la mafia, poiché la boxe era un business sporco, sotto la Statua della Libertà. Organizzarono la sfida con Jack La Motta, il Toro del Bronx, sul quale avevano molto investito i paesani del boss Frankie Carbo. Jack era davvero il Toro scatenato visto poi nel film, ma la sua vittoria non era certa, poiché Marcel possedeva tecnica raffinata e sonnifero nei pugni. I gregari di Carbo offrirono a Cerdan 400.000 dollari, una fortuna, perché a un certo punto scivolasse al tappeto.
Disse no: quella sua faccia biscottata dal sole la vedeva allo specchio come la faccia pulita della Francia delle colonie. Aveva un'idea limpida dello sport, un'idea perduta.
E tuttavia l'incontro al Briggs Stadium di Detroit, il 16 giugno 1949, fu un calvario. Una mossa falsa strappò i muscoli della spalla destra di Marcel. Il braccio gli pesava come un rimorso, non riusciva a sollevarlo a protezione della faccia e Jack martellava senza scrupoli. Gli assistenti volevano gettare la spugna, il segno della resa, ma Marcel disse: "Se lo fate mi ammazzo".
Difendendosi con un pugno solo sotto la tempesta di colpi, pensò al paese lontano, alla Francia accogliente, soprattutto pensò a Edith che doveva essere comunque fiera di lui. Resistette nove riprese, gli inviati speciali adoperarono aggettivi da epopea. Fu la quarta sconfitta in 123 combattimenti. Cerdan decise che avrebbe avuto la rivincita. Tornò in Europa a prepararsi, voleva stendere Jack La Motta e Frankie Carbo, la pena e la sfortuna. Edith rimase in America, passando di trionfo in trionfo. Un giorno gli telefonò: "Ti prego, vieni subito. Prendi l'aereo, con la nave ci vuole troppo tempo. Ho bisogno di te".
Marcel non la rivide mai. Il suo apparecchio si schiantò sul Picco Redondo, nelle isola Azzorre, il 27 ottobre 1949. Ventiquattr'ore dopo, in nero come sempre, imbottita di roba chimica per restare in piedi, Edith annunciò al pubblico del Versailles, il locale notturno francese di New York: "Stasera canto per Marcel Cerdan, per lui soltanto". Cantò l'Hymne à l'amour, il suo inno privato: Se un giorno la vita /ti strapperà a me,/sta' lontano da me.. /Se tu muori/ allontanati da me./Poco mi importa/ se tu mi ami/perché anch'io morirò,/ avremo per noi l'eternità,/nell'azzurro/ di tutta l'immensità,/nel cielo senza più problemi.
Non lo finì, crollò priva di sensi.
Tento di stordire il dolore nell'alcol, nella droga, in una sequenza di relazioni senza gioia, come quella con Eddie Constantine, il duro dei film polizieschi. Flirtò con l'allora sconosciuto Charles Aznavour. Nel 1951 si illuse di aver ritrovato un uomo giusto, il compositore Jacques Pills, e lo sposò; lo lasciò dopo qualche anno per il ragazzo Felix Martin, a sua volta spodestato dal pittore americano Douglas Davies. Le attribuirono pure amicizie femminili.
Ma non trovò pace, niente la consolava, neppure cantare l'Hymne à l'amour, neppure il trionfo all'Olympia, neppure i sette minuti di applausi alla Carnegie Hall di New York, neppure il dilagare delle autobiografiche Milord - "figlia del porto, / ombra della strada" - e Non, je ne regrette rien, "no, nulla di nulla, / non rimpiango niente, / né il bene ricevuto né il male".
All'epilogo del 1961 incontrò un ragazzo semplice, il parrucchiere di sangue greco Teophanis Lamboukas, detto Théo Sarapo. Lo sposò senza starci a riflettere, gli affidò quanto restava della sua vita, nel 1962 per il congedo dall'Olympia intonò insieme con lui A quoi sert, l'amour? Nel 1963 si ammalò di broncopolmonite, Théo la portò in convalescenza sulla Costa Azzurra. Edith era un fantasma, solo le mani, pur ischeletrite, conservano una bellezza regale. Ebbe una ricaduta e tornò in ospedale. Se ne andò all'alba dell'11 ottobre 1963.
Mantenendo una promessa, Théo prelevò in segreto il suo corpo, lo sistemò sul sedile posteriore e viaggiò fino a Parigi. Ai funerali c'era tanta folla, furono necessarie undici vetture per trasportare i fiori.
Fiammy
00lunedì 25 febbraio 2008 12:56
Come da molti pronosticato e da me sperato, stanotte Marion Cotillard, la bellissima protagonista de La vie en rose, ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista per il ruolo di Edith Piaf:

elena-lurex83
00lunedì 25 febbraio 2008 14:20
Purtroppo non ho visto il film, è gia uscito nelle sale italiane?
Fiammy
00lunedì 25 febbraio 2008 18:52
Re:
elena-lurex83, 25/02/2008 14.20:

Purtroppo non ho visto il film, è gia uscito nelle sale italiane?




Sì, è uscito nell'aprile del 2007. E' un film bellissimo, che vale davvero la pena vedere.
Ayrton_78
00sabato 15 marzo 2008 00:45
Re:
Fiammy, 12/05/2007 15.21:

Ho visto di recente il film "La vie en rose", il bellissimo biopic sulla vita di Edith Piaf, che vi consiglio.

Io non conoscevo prima d'ora questa meravigliosa artista francese, uno scricciolo sfortunato con una voce sorprendente, tanto da farti chiedere come faccia ad uscirle dal petto.


Film stupendo e commovente, interpretazione fantastica, grazie per questo post [SM=g27824]


FEDERICA '83
00mercoledì 26 novembre 2008 14:45
Ho finalmente visto questo film.
E' meravigliosa l'interpretazione di questa artista tanto brava quanto sfortunata.
La Cotillard ha meritato sia l'Oscar che il Golden Globe.

Straordinario film, da non perdere, alla fine ho pianto anch'io.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:32.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com